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ITINERARIO LUNGO LA COSTA DALLA TORRE DI SANTA CATERINA A IS ARENAS
E’ un itinerario che permette di conoscere le emergenze ambientali e paesaggistiche della fascia costiera tra Turre Pittinuri e Turre Su Puttu caratterizzata da falesie e promontori rocciosi alternati a cale e spiagge, risultato dell’azione erosiva e modellante del mare di maestrale, il vento di nord-ovest qui dominante.

I 4 km in linea d’aria dal termine delle falesie calcaree a nord della torre Pittinuri all’inizio di Is Arenas costituiscono un tratto di costa veramente suggestivo, al cui centro troviamo S’Archittu: l’arco di roccia è uno dei 24 monumenti naturali tutelati dalla Regione Sardegna.

Nota:  il collegamento lungo la costa dalla spiaggia di Santa Caterina all'arco di S'Archittu presenta qualche problema di percorribilità. Pensiamo di descrivelo perchè si stanno sviluppando percorsi di trekking lungo tutta la costa ed anche perchè è in progetto la realizzazione di un collegamento. Il percorso proposto, fino al belvedere di is Arenas è di 8 KM., ovviamente frazionabile in più passeggiate.

Il promontorio della Torre di Santa Caterina è uno staordinario punto di osservazione del panorama costiero di Cuglieri. Lo sguardo spazia a nord verso le falesie calcaree, seguite dalle scure falesie a strapiombo di origine vulcanica; verso sud la visuale incontra la baia di Santa Caterina e la parete franosa e rocciosa che termina nella Punta de Cagaragas.

Dalla Torre, ci si dirige verso l’albergo “La Baja” e si scende lungo la scalinata a fianco; oltrepassata la via si segue la stretta scalinata tra le proprietà giungendo alla spiaggia di Santa Caterina che si segue fino allo sbocco del Rio Santa Caterina. E' necessario poi risalire allo slargo che affianca la statale, superare alcuni negozi per poi ritornare alla spiaggia.
Si segue la spiaggia per un centinaio di metri, poi si segue il passaggio che porta alle ultime case;  superata l'ultima ad una decina di metri dallo spigolo sud, il sentierino risale verso l'altipiano roccioso in 150 m. e con un dislivello di 30 m. allontanandosi dalla costa marina con direzione parallela alla sottostante statale.

L'altipiano è un ottimo punto panoramico sulla costa: la sua forma è circa un parallelepipedo che bisogna attraversare in diagonale, in direzione mare e spostandosi dal lato nord, al lato sud versante S'Archittu.
E’ necessaria una certa attenzione per individuare lo stretto passaggio che ci permette di scendere dall’altipiano: si prende il ripido e roccioso passaggio (tra i cespugli di lentischio) che si individua sulla sinistra nella direzione data dal promontorio di Torre del Pozzo. Al suo termine, due metri più sotto, rami secchi ed una vecchia rete usati per chiudere il passaggio al gregge in certi periodi, ci assicurano di non aver sbagliato.
Pochi passi e si apre un panorama veramente notevole: sulla destra la baia di Santa Caterina ed il promontorio con la torre da cui siamo partiti; alle spalle la parete rocciosa che chiude l’altipiano appena lasciato; di fronte le pareti franose che scendono al mare lasciando intravedere stratificazioni variegate di sabbie e ciottoli. Infine la bianca falesia che corre fino alla punta di Caracagas con il suo profilo frastagliato e verticale che si staglia sullo sfondo del mare. Qui spesso è possibile osservare alcuni gheppi appollaiati sugli spuntoni di roccia in attesa delle prede.

Nei prossimi 200 metri di itinerario è necessaria molta attenzione per l’esposizione e la franosità del terreno, anche se si tratta di un percorso abbastanza frequentato. Si prosegue in direzione della punta più elevata della costa avendo sulla destra una prima zona franosa da cui è opportuno tenersi a distanza di sicurezza. Il tracciato più esposto porta allo spiazzo panoramico che occupa la cima della punta di Caracagas: quest’area è a precipizio sul mare ed è sottoposta ad un processo continuo di frana che ha coinvolto anche vecchi passaggi: l’accesso è quindi molto pericoloso. Si consiglia di non risalire la cima, ma di piegare a sinistra prima dell’inizio della salita, lasciando sempre alla nostra destra la fila di cespugli di lentischio.

Si punta poi verso sud e quindi in direzione della Torre del Pozzo: il sentierino più comodo passa nella zona di confine tra la vegetazione e la bianca roccia sedimentaria che ora si presenta facilmente accessibile. Si attraversa una bassa gariga marina ad elicriso, il piccolo cespuglio fortemente aromatico, dalle numerose e benefiche proprietà medicinali e dalle profumate fioriture gialle in giugno. Più all’interno la macchia di lentischio, ginestra, ruta, euforbia arborea e asparago selvatico con i gustosi getti in inverno e primavera.

Prima di raggiungere l’arco, si incontra una depressione con una grotta scavata dalle mareggiate: “il genovese”. La valletta che risale alle spalle, in primavera ricca di fioriture di gigli selvatici, è indicata sulla carta IGM come Sa Fossighedda, corrispondendo quindi ad una delle necropoli dell’antica Cornus. Tracce di lavorazione nella roccia a fianco del canale che ha sbocco nell’arco, fanno pensare allo scavo di sarcofagi in pietra per la deposizione nelle aree vicine o a Columbaris.

L’arco in roccia sul mare chiamato S’Archittu (archittu, piccolo arco), alto circa 15 m, modellato con forme sub-arrotondate dall’azione erosiva marina ed atmosferica, rappresenta il resto di un’antica grotta di erosione marina. L’impeto delle onde ha fatto crollare il tetto al fondo della grotta per il loro urto diretto e, soprattutto, per i sussulti di compressione e decompressione della massa d’aria in essa contenuta.

Enfatizza la suggestione del sito il colore bianco-avorio della roccia calcareo-arenacea, ricca di fossili (Echinidi, Lamellibranchi e Gasteropodi), attribuita al Miocene medio (oltre 10 milioni di anni).

Proseguendo verso la borgata di S’Archittu, si costeggia dall’alto la suggestiva spiaggetta di fronte all’arco.

Quindi troviamo la passeggiata lastricata che ci conduce al lungomare ed alla spiaggia centrale della borgata, la più utilizzata dalle famiglie con bambini, in quanto la piccola baia è protetta da una serie di scogli. Percorso tutto il lungomare si risale verso la ss. 292 che si segue fino al superamento del Riu Sa Canna (eventualmente scavalcando il guard-rail e percorrendo la sterrata sul lato sinistro); poi si prosegue, sempre sul lato sinistro, fino all’altezza della torre. Attraversata la statale, alcuni passaggi permettono di scendere ad una via parallela che poi scende verso la torre.

Il giro del promontorio della torre è singolare, in quanto permette di osservare tutta la costa, come se ci si trovasse su una imbarcazione. Sulla sinistra della torre vi è il “pozzo”, circondato da una struttura di protezione, da cui fuoriesce un getto di acqua durante le mareggiate, fenomeno che unito alla forma del promontorio, ha contribuito all’affermarsi del toponimo popolare “la balena”.

Ridiscesi dalla balena, si scende alla spiaggetta a destra e si procede verso Is Arenas o lungo il mare oppure risalendo al bordo del terrazzo marino; scelta interessante soprattutto in primavera, per le fioriture della macchia. Il riferimento è comunque il capanno all’inizio della spiaggia di Is Arenas. Da qui si risale la sterrata verso la statale. Pochi metri prima di raggiungerla, costeggiando la recinzione del villaggio turistico “Le Dune”, si imbocca la sterrata sulla destra che in breve porta al ponte romano (vedi la passeggiata archeologica).

Attraversato il ponte, il sentiero risale sulla sinistra e si costeggia la recinzione del campeggio “Bella Sardinia”; proseguendo sempre dritti si giunge all’incrocio tra la 292 e la strada che porta agli altri due campeggi. La si imbocca e superato il Riu Pischinappiu, che rappresenta il confine tra il comune di Cuglieri e quello di Narbolia, si prende sulla sinistra la sterrata in salita che costeggia le villette e porta alla parte più elevata della pineta. Dopo l’ultima curva abbiamo un lungo rettilineo; percorsi 300 metri si raggiunge un’area di parcheggio con un recente edificio in legno; appena superato l’edifico, una sterrata in piano sulla destra porta al belvedere dove sorge la torretta di avvistamento antincendio, presidiata nei mesi estivi.
Dal belvedere è possibile avere un’idea della vastità della pineta di Is Arenas, realizzata nel dopoguerra per contenere l’invasione della sabbia che formava dune di diversi chilometri e un vero e proprio deserto.

Furono piantati un milione e 200 mila alberi: sono presenti il pino domestico, il pino d'aleppo, tamerici ed eucaliptus. Ricco è anche il sottobosco con elicriso, mirto, lentisco, corbezzolo, ginepro, rosmarino .

Non mancano, in stagione, numerosi funghi in particolare i pinaroli.
Nascoste nella pineta è possibile osservare strane conformazioni: si tratta di dune fossili che emergono dal terreno.

ATC S'ARCHITTU, VIA LUNGOMARE 39 CUGLIERI